sabato 10 gennaio 2015

In tempo di terrorismo, di che Spirito abbiamo bisogno?

Questa domenica, la prima dopo il tragico attentato in Francia che sta moltiplicando nel mondo commenti di diverso tipo, il Vangelo ci parla dello Spirito del Signore che si posa su Gesú. E che lui, dalla croce, ha restituito a tutta l’umanitá, come soffio ricreatore.

Riflettendo sul terrorismo, Leonardo Boff offre questa sintesi: “è ogni tipo di violenza spettacolare, praticata con il proposito di occupare le menti con paura e terrore”.
I fatti di questi ultimi giorni stanno prendendo possesso delle nostre menti e installando in molte persone sentimenti profondi, radicali e fondamentalisti.

Si affonda in alcuni lo spirito della vendetta e dell’intolleranza. Si rafforza in altri lo spirito del pregiudizio, della generalizzazione. Altri ancora cavalcano lo spirito dell’opportunismo politico, perché nel tempo della paura il potere si rafforza.
È probabile che si consolidi, a livello internazionale, lo spirito del terrorismo istituzionale, che legittima la militarizzazione, la caccia al nemico, la pena di morte e la tortura intesi come strumenti di repressione e prevenzione, le barriere etniche, religiose e economiche per difendere identitá e privilegi esclusivi.
E una spirale di violenza che stimoli, da parte di chi si sente aggredito (culturalmente, economicamente o militarmente) nuovi attentati e minacce.

Credo profondamente che la fede, malgrado le deviazioni che ha sofferto nelle diverse forme in cui cerca di incarnarsi, abbia ancora molta luce da offrire nello scenario di questo imbrunire delle nostre civiltá.
C’è uno Spirito diverso che puó nutrire la nostra speranza di vita e di fraternitá. 
Capisco meglio, oggi, il gesto troppo pubblicizzato di papa Francesco che ha chiamato alla preghiera, in un giardino, lo spirito musulmano e ebreo dei capi del governo israeliano e palestinese.

In maniera profonda, continua e molto lenta, dobbiamo lavorare sullo spirito che occupa le nostre menti, il nostro modo profondo di leggere la storia e di interpretarla, smascherando gli altri spiriti ‘ambigui’ che la dirigono, ci influenzano e stanno costruendo una societá sempre piú razzista, militarizzata e aggressiva.
“Una matita non sgozza nessuno”, diceva una delle vittime della follia terrorista. Peró la matita, la parola ed il pensiero nutrono azioni, influenzano pensieri e culture. Come è importante la cura che dobbiamo porre al nostro modo di coltivare idee, fedi, valori e principi per le scelte individuali e comunitarie…

Come è importante, in questa domenica in cui circolano migliaia di commenti sui fatti di Parigi, indagare sullo Spirito che si posa sul Galileo, uomo di periferia, di una terra di rivoltosi ed esclusi, “dall’altra parte della civiltá” (oltre il fiume Giordano).
Come è importante dare visibilitá a quello che giá succede da tempo, sull’altra riva: persone che quotidianamente ed in silenzio si dedicano al dialogo interculturale, all’accoglienza e all’inclusione dello straniero; persone di diverse fedi che si incontrano in cerca dello Spirito, per esempio esattamente in Francia, a Taizé, o come cercheremo di fare in Tunisia, in preghiera inter-religiosa al prossimo Forum Sociale Mondiale…


E come anche noi, nel nostro quotidiano, possiamo cercare di vivere vincendo la banalitá del pregiudizio, esercitandoci nell’arte dell’incontro, del perdono, spegnendo il nostro razzismo, interrompendo la spirale della violenza ad ogni passo, come se fosse spegnere fiammiferi...