sabato 22 giugno 2013

Cosa sta succedendo in Brasile

In giorni molto intensi ed anche difficili per il Brasile, ricevo messaggi che chiedono il nostro punto di vista sulle proteste popolari, la mobilizzazione di migliaia e migliaia di persone nelle piazze di moltissime cittá del Paese, il futuro di questa onda di protesta e proposta...

Non é facile interpretare gli ultimi eventi, é tutto ancora molto incerto e precario.
Sono anche immerso in molte sfide legate ai nostri problemi locali e non ho tempo di costruire un testo articolato.

Ma raccolgo alcuni punti e scambio due idee con voi, ringraziandovi per come accompagnate sempre la nostra vita e la nostra gente...

- la protesta é nata grazie al movimento che denuncia le pessime condizioni di trasporto pubblico nelle maggiori capitali del Paese. Ma subito si é aggregata una serie coerente di rivendicazioni che da tempo tentano alzare la voce in Brasile: contro la follia delle grandi opere per la Coppa e Olimpiadi, per una educazione e un sistema sanitario di qualitá...

- lo stile della protesta é conosciuto, somigliando alle molte altre convocate negli ultimi mesi, in diversi paesi, con l'orizzontalitá, la pluralitá e la rapiditá delle reti sociali. A differenza di vari altri casi, qui non c'erano obiettivi diretti di scalzare la presidente ed il suo governo

- in seguito, nello spazio di pochi giorni, si sono 'infiltrati' nel movimento altri obiettivi e gruppi. La violenza é aumentata (occorre chiedersi se anche in questo caso non sia stato a causa di infiltrazioni per manipolare le manifestazioni). Ma la rabbia della gente e la tensione erano alte fin dall'inizio.
Inoltre si sono infiltrate idee che hanno cominciato a spostare la protesta in un piano di critica piú evidentemente diretta al partito della presidente

- tutti questi fatti vengono a rivelare, finalmente, l'ambiguitá e l'inconsistenza dello 'sviluppo' che il Brasile sta mostrando al mondo con molto illusionismo. Obbligano ad interrogarsi su quale sia il progresso che finora abbiamo difeso, su cosa significa che siamo il quinto paese piú ricco al mondo, che siamo un gigante che controllerá l'economia futura.
Il Brasile conserva ancora moltissime contraddizioni irrisolte, e inoltre sta fondando la sua crescita su un meccanismo in sé profondamente contradditorio, illusorio, fallace, che a lungo termine non promuove la vita, ma alimenta conflitti socioambientali che prima o poi si ritorceranno contro di noi.
I vescovi del Brasile, in pronunciamento ufficiale, si solidarizzano alle manifestazioni dicendo che "non é piú possibile vivere in un Paese con tanta disuguaglianza"

- ci preoccupa, inoltre, il rischio che l'attuale situazione faciliti il ritorno nel Paese di un controllo politico ancor piú di destra, aumentando la violenza della polizia e riducendo la libertá di espressione dei movimenti sociali, cosí come la loro effettiva partecipazione alla costruzione politica

- d'altra parte, le manifestazioni di questi giorni sono il segnale evidente del fallimento del Partito dei Lavoratori (PT), del tradimento del mandato popolare che gli é stato dato, dell'allontanamento di questo partito dalla sua espressione originaria.

- il rischio é il fallimento della politica e l'abbandono della partecipazione organizzata. Hanno ancora senso, e molto, i partiti, i sindacati, i movimenti sociali. La protesta allargata, orizzontale e plurale ha bisogno ancora di ritrovarsi dentro questi (o simili) spazi di riflessione e costruzione sana, partecipata, rispettosa, di un nuovo Brasile. Un Brasile che non corre nella follia della crescita a tutti i costi, che investe seriamente sulla sua gente e che trova un nuovo equilibrio che si prenda cura dei beni comuni e della diversitá etnica e culturale che fa la sua vera ricchezza.

1 commento:

Valentina ha detto...

grazie Dàrio.interessante riflessione.