venerdì 31 agosto 2012

Mi disse Shalom...


Mi disse “Shalom” e mi abbracció.
Fu subito dopo il rito di ordinazione sacerdotale, l’ultima volta per lui come vescovo di Milano. Il cardinal Martini abbracció ciascuno di noi e ci auguró pace, nella lingua della Bibbia: stava per partire per Gerusalemme, dove avrebbe contemplato gli ultimi soffi della Parola di Dio.

Pur coordinando la diocesi piú popolosa del mondo, si ricordava di ciascuno dei suoi preti e di molti laici e laiche, con cui costruí un nuovo modo di essere chiesa. Ancora dieci anni dopo, aveva la delicatezza di leggere le mie lettere e di rispondermi, brevemente, ma con attenzione.

Ho imparato molto con lui: mi ricordo ancora delle notti passate con altre centinaia di giovani, seduti per terra nel Duomo di Milano pieno di gente che celebrava con lui le veglie di Lectio Divina “in traditione Symboli”. Parlava lentamente, con voce profonda, non voleva catturare l’attenzione con espressioni esagerate, ma per la veritá che evocava in chi seguiva le sue parole.

Ancor oggi mi chiedo come poteva manenere la serenitá e la luciditá, nell’amministrazione di una chiesa immersa nel mondo tanto complesso e contradditorio del nord Italia. Mi sorprendeva sempre la sua capacitá di sospendere i problemi e l’affanno e prendersi un giorno intero per sé e per Dio. Era ogni mercoledí, mi sembra; usciva dalla cittá e andava a camminare in montagna, da solo, come Mosé in ricerca di Dio.

L’ultima volta che l’ho visto, ero di passaggio in Italia e lui stava celebrando in una piccola chiesa vicino al mio paese. Alla fine, è entrato in sacrestia ed io non ho avuto il coraggio di andare a salutarlo. Era fragile e stanco. Volevo ricordarmi di lui con questa distanza rispettosa, non era necessario forzare un’intimitá maggiore. Preferisco essere intimo di quello che ha scritto, che mi ha insegnato, della fermezza e profonda serenitá che mi ha trasmesso.

Un altro padre che ci lascia con la sfida di vivere in pienezza. Come tutti i riti di iniziazione e di passaggio, credo profondamente che, per l’imposizione delle mani, un po’ dello spirito dei nostri antenati passa a vivere dentro di noi. Se è cosí, non ti lasceró morire…