venerdì 23 luglio 2010

Creare Primavera

Aveva solo 33 anni, era arrivato in Brasile da appena un anno. Mi chiedo quanta rabbia dovesse scoppiargli in corpo, per firmare la sua condanna a morte in cosí poco tempo...

Missionario Comboniano, Ezechiele Ramin fu ucciso nel 1985, in Rondonia. La febbre della colonizzazion della terra era altissima: fazendeiros violenti e molta gente povera in cerca di futuro. Un’immensa frontiera di “progresso”, dove si lottava per conquistare palmo a palmo terra nuova da possedere. Ezechiele scelse la parte dei poveri, e con loro rimase fino al sangue. Oggi, a venticinque anni di distanza, i suoi confratelli comboniani in Brasile gli scrivono una lettera.

Ezechiele, cos’é la resurrezione?
Svelacelo, martire della terra: come possiamo ancora credere nella vita quando continuano violazioni cosí evindenti dei diritti della gente?
Ricordiamo la tua passione per la causa dei popoli indigeni. Ma ancor oggi piú del 50% delle loro terre non é identificata e registrata: alla mercé di chiunque voglia invaderla per impossessarsene.

Tu hai dato la vita perché tutti avessero un pezzetto di terra, ma ancor oggi il Brasile é campione mondiale per la concentrazione della terra. Nel prossimo settembre la chiesa e molti movimenti in Brasile cominceranno una grande campagna per porre un limite alla proprietá privata. Sappiamo che, dall’alto, tu ci starai appoggiando!
Risuonano ancora le tue parole: “Sento spesso un grande desiderio di piangere, al vedere kilometri e kilometri di staccionate col filo spinato proteggendo le grandi proprietá...
Come non piangere ancor oggi, quando in Brasile sta per essere approvata una grave riforma del Codice Forestale, minacciando nuove riduzioni della foresta e delle aree di preservazione permanente?!

Ogni giorno di piú la vita é minacciata dall’illusione della crescita e del progresso. Ma questo progresso succhia risorse e fertilitá dalle vene aperte dell’America Latina...
Nella tua Rondônia, l’anno scorso, quattromila persone si sono inginocchiate durante l’incontro delle Comunitá di Base. Hanno chiesto perdono per gli enormi impianti idroelettrici e le dighe nel Rio Madeira: allagamenti, devastazione e sfollamento di intere comunitá... solo per servire la sete di energia delle grandi multinazionali! Possiamo ancora credere, Lele, che Davide sconfiggerá Golia?

Una tua sorella di sangue, suor Dorothy, é stata uccisa nel 2005 in Pará per gli stessi conflitti. I suoi assassini sono ancora in libertá... Dov’é il potere pubblico, che dovrebbe difendere i nostri diritti? Dov’é la chiesa della liberazione, per la quale hai donato tutta una vita? Come e quando questa chiesa riconosce ed imita i suoi martiri?
Sono scomparsi, i martiri; oggi la misura delle fede non sembra essere piú la croce della persecuzione, ma l’approvazione di massa dei grandi showmen religiosi, miracoli ambulanti che giocano con i sentimenti popolari, offrendo in piazza o nel tempio il grande spettacolo della religione...
Gli stessi movimenti sociali, con cui tu hai lavorato tanto, oggi spesso sembrano intrappolati da logiche di controllo e distribuzione del potere.

Nel mezzo di tute queste contraddizioni e fallimenti, tu ripetevi spesso che “stare tra i poveri é come creare primavera”. Crediamo in questa primavera, padre!

Sentiamo che la vita palpita nelle vene di questa gente, malgrado le minacce che aleggiano su di loro. Ci stupisce ogni giorno la resistenza e la dedicazione delle donne, leaders di comunitá: é da loro che tu hai imparato!
La tua passione non é stata invano: oggi gli occhi della gente si illuminano quando si parla di padre Ezequiel o di irmã Dorothy! Luci distanti, ma perenni; stelle fisse all’orizzonte.
Sí: la nostra gente ha ancora orizzonti, malgrado tutto.
Alcuni hanno perso il sogno, si vedono obbligati a vivere giorno dopo giorno. Ma altri, al loro fianco, guardano ancora lontano, lottano per un cambiamento, credono nell’onestá, si donano fino alla fine.

Non immagini, Ezechiele, quanto sia importante per loro il tuo esempio e la vita di molti altri che lottano giorno per giorno!
Le tue parole fecondano la vita di molti giovani: “Ho la passione di chi insegue un sogno. Questa parola ha un’intensitá tale che, quando l’accolgo nel mio animo, sento che una liberazione sanguina dentro di me”.

La chiesa che tu sognavi e per la quale hai lavorato é ancora in costruzione: dipende da noi darle un sapore di Vangelo.
Tu commentavi: “É un nuovo modo d’essere chiesa. Avanzo in questa logica. Le attivitá sono legate al sociale, ad una trasformazioe concreta. Il ruolo principale é dei laici. Loro sono la chiesa. Si interessano di tutto. Il lavoro é di unione: insieme cerchiamo vie d’uscita per i molti problemi intrecciati tra loro: terra, popoli indigeni, sanitá pubblica, analfabetismo...

I miei occhi si sforzano con difficoltá nel riconoscere la storia di Dio qui. La croce é la solidarietá di Dio nel cammino e nel dolore delle persone. L’amore di Dio é piú forte della morte. La vita é bella e sono felice di donarla!

É questa la ressurrezione, padre Lele: donarsi con gioia, perché questa gente viva!
Anche tu continui a vivere, martire della terra e del sogno di Dio.
Che questa vita si trasmetta, appassionata, ai molti discepoli di Gesú di Nazareth, che vogliono ancora creare primavera!

lunedì 5 luglio 2010

Il Paese delle meraviglie

Alice é arrivata nel bagagliaio. Le pompe funebri non si sono preoccupate nemmeno di accompagnare a casa il suo corpicino di sette mesi.

Quando abbiamo aperto la piccola bara, gli altri bambini si erano giá raccolti tutt’attorno, con il ciuccio in bocca. La guardavano come se fosse una bambola. Non riesco ad immaginare a cosa pensassero: gli adulti piangendo e loro tranquilli, osservando curiosi.

Forse per loro la morte é uma novitá. Per noi é un’abitudine: un altro bambino che non ce l’ha fatta ad aspettare.

Açailândia é una ricca cittá nell’interno del Maranhão, terra di imprese e affari, investimento e sviluppo. In questo paese delle maraviglie, Alice non é riuscita ad attendere il suo turno...

Fin da quando é nata, il medico aveva richiesto um’operazione urgente per il suo fragile cuore.
Per sette lunghi mesi i genitori hanno bussato molte volte alle porte del sistema sanitario pubblico. Alice é rimasta ad aspettare, nella baracca in fondo a rua Juazeiro, dove finisce la strada...
Non ce l’ha fatta; é morta una settimana prima degli esami e dell’operazione che attendeva da tempo.

La vita ed il progresso, in questa cittá, corrono su binari diversi. La velocitá del profitto aumenta giorno dopo giorno; in questo mese comincia anche la duplicazione dei binari della Ferrovia di Carajás, che esporta ricchezza mineraria attraversando le nostre povertá quotidiane.

Tutto é molto rápido... ma stamattina anch’io mi sono fermato, a fianco di questa famiglia, guardando la vita che corre via e la rassegnazione stagnante lungo le strade di questa cittá.

Quanti altri bambini dovranno morire cosí? Quale sará il futuro di questi piccoli col ciuccio in bocca che osservavano stupiti la morte?

C’é solo una strada in fondo alla quale Alice si potrá meravigliare: la nostra indignazione e l’organizzazione popolare, perché tutti abbiano vita in abbondanza!