venerdì 19 settembre 2008

Architetto, pellegrino o seminatore


Ci sono persone che sentono il bisogno di “dare una struttura” a Dio. Fargli una casa, dirgli dove deve stare e cosa deve fare… convinti che Dio obbedisca a questi piani di piccolo cabotaggio.
Davide (come ogni re, molti superiori, coordinatori, vescovi o parroci) era uno di questi.
Capita anche a me questa tentazione forte di fare lo “scultore solitario”, dando forma ai miei progetti ancora prima di ascoltare la voce della gente e del Signore.
Siamo in molti, soprattutto quando ci viene affidato un ruolo di responsabilità, a stringerci alla praticità ed efficienza dei nostri disegni. L’aspettativa della gente o la fretta di portare frutto ci costringe ad aumentare il ritmo, lavorare da soli o forzare le relazioni in funzione dei risultati.
Tutto deve correre come progettato.

All’opposto, il pellegrino passa di casa in casa. Ha tempo. Non ha bisogno di una sua struttura: nell’incontro cerca segni di Dio e ne condivide altri… poi va, continuando cammino. É un mistico; dall’animo profondo, ha sete di Dio e di significati. Parla al cuore della gente, ma non tende a fermarsi: il desiderio e la ricerca lo spingono oltre.
Forse non lascia molto.

Gesú è stato seminatore. Il seminatore getta il seme e lo lascia crescere; lavora la terra con fatica e persistenza; torna ripetutamente a vedere cosa sta crescendo.
È una bella sintesi tra chi progetta e chi passa senza fermarsi.
Ma com’è difficile restare, andando al passo della gente! E allo stesso tempo sforzarsi di guardare piú in profondità e piú avanti…
Sento forte, qui, la sfida di trainare, provocare, incitare e aprire cammino. Ma anche la necessitá costante di non perdere la spiritualitá, di richiamare tutti al senso di quello che stiamo facendo…

E tu, nella tua famiglia o comunitá, in chi di questi personaggi ti riconosci di piú?