giovedì 13 marzo 2008

Per una ecologia della mente e del cuore (II)


Un cambiamento di epoca e cultura

Oggi é evidente l’affermazione di un modello di sviluppo aggressivo e irresponsabile. L’umanitá si trova ormai con le spalle al muro: con questo sistema distorto non ci sono vie d’uscita. "La nostra generazione assiste alla fine del disegno di sviluppo basato sul modello industriale – basato sul presupposto di natura come un pozzo senza fondo - e all'inizio di una civiltà basata sulla sostenibilità di tutte le forme di vita. La pietra miliare che separa queste due concezioni del mondo, senza dubbio, è la consapevolezza della crisi ecologica" (I poveri possiederanno la terra - Documento di vescovi e pastori del Brasile sull’ecologia, 2006). Due concezioni del mondo: se vogliamo davvero cominciare una ‘purificazione ecologica della mente e del cuore', dobbiamo assumere una nuova visione del mondo, in tutte le sfere di esistenza e relazione.

La risposta alla crisi ecologica non può essere semplicemente una corsa a tappar buchi, cucire le ferite della terra. Oggi abbiamo urgente bisogno di un movimento di conversione radicale, così come in varie epoche bibliche il Padre della Vita ci ha chiesto, con voce di supplica e di comando.

Rajendra Pachauri, presidente del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), faceva riferimento a questa urgenza, nel dire: "Quello di cui abbiamo veramente bisogno è una nuova etica".
Gallazzi, nell'articolo 'Vangelo della Creazione', spiega così: "Si tratta di un punto di vista nuovo. Come possiamo scorgere gli uccelli del cielo, se i nostri occhi vedono solo raccolti abbondanti e granai stracolmi? Come prestare attenzione ai gigli del campo, se il nostro sguardo è catturato da abiti di lusso, segni di gloria e potere? Uccelli e fiori ci sfidano, quindi, a cambiare logica, mutare mentalità".

Da tempo (fino ad oggi con piccoli cambiamenti reali) si riflette sulla necessità di cambiare ideali e modelli di riferimento, utilizzando come esempio i valori olimpici tradizionali: "citius, altius, fortius!" (più veloce, più in alto, più forte!). Il cambiamento che occorre costruire è "più lento, più profondo, con piú tenerezza".
Il modello produttivo consumista da sempre annuncia il vangelo dell’efficienza e della produttività, caratteristiche tipiche degli adulti 'machos'. Valori come la creatività e la bellezza, al contrario, appartengono alla sfera più ampia di tutta l'umanità, senza limiti di età, genere, cultura o condizioni fisiche. Tutti possono apprezzare e generare bellezza, ognuno a modo suo.
Il motore del mondo neoliberista è la competizione. Ma 'cum-petere' originariamente significava ‘cercare insieme' e faceva appello a valori oggi considerati deboli: la solidarietà e la condivisione.

Così, la maggior parte delle religioni devono realizzare un cambiamento radicale di obiettivo, concentrando i propri sforzi e raccomandazioni non più sulla salvezza individuale, ma sull’impegno per una redenzione collettiva, salvezza di tutto! Si tratta di una rivoluzione copernicana del nostro inconscio religioso: riuscite ad immaginare il potenziale di una chiesa e di tutte le religioni assumendo questo cambio di paradigma?
Il gesto profetico del cacique indio che ha restituito la Bibbia a Giovanni Paolo II nella sua visita in Brasile denuncia proprio questo: tutti i popoli e la creazione intera esigono da noi cristiani una conversione profonda, capace di contagiare i modelli economici e sociali che si sono generati sulla base delle nostre costruzioni etico-religiose, lungo la storia.

Alcune linee guida essenziali per questa conversione?
Un cambiamento coraggioso dall’ individualismo alla pluralitá, dalla centralità dell'uomo alla circolarità delle relazioni con tutto il creato.
Nel libro della Genesi, in modo affascinante, Dio parla al plurale: "Facciamo l'essere umano".
E questo Dio plurale creò (crearono) l'uomo e la donna, per completarsi, perché nessuno da solo basta a se stesso. Fin dalla creazione è stato innestato in noi il principio di responsabilità reciproca. Pertanto, è tempo anche di un'alleanza delle religioni per prenderci cura della casa di tutti.
Come dicono le nostre sorelle chiese della riforma, è tempo di guardare al mondo come un’unica "Comunità di vita" chiamata a "sostenere la vita".


Per approfondire:

- “Confessare la fede in Cristo di fronte all’ingiustizia economica e alla distruzione ecologica”, Assemblea Generale delle Chiese Riformate, Accra 2004 – Inserto della rivista RIFORMA n. 45 - 19 novembre 2004
- Sandro Gallazzi, “Elefantina: outro Iahweh é possível”, RIBLA, n. 54, 2006
- Sandro Gallazzi, “O Evangelho da Criação, ensaio para a Campanha da Fraternidade” 2007
- “Os pobres possuirão a terra”, Documento dei vescovi e pastori evangelici del Brasile sull’ecologia, 2006

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